SOSTENIBILITÀ REALE E NON DI ETICHETTA
IN DEFINIZIONE IL REGOLAMENTO DELLA COMMISSIONE EUROPEA
Verona 3 aprile 2023 – Qualità e tipicità, marchi di fabbrica di Sol&Agrifood – Salone dell’agroalimentare di qualità, non bastano più. Ora tocca alla sostenibilità. Il tema è stato al centro del convegno inaugurale della 23° edizione della rassegna, a Veronafiere dal 2 al 5 aprile.
“Il mondo agroalimentare italiano è leader della sostenibilità nel mondo – ha dichiarato Luigi D’Eramo, sottosegretario del ministero dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste – e dobbiamo essere pronti ad affrontare la competizione con altri Paesi meno sensibili su questo tema. Il valore della sostenibilità, infatti, va declinato nei suoi tre aspetti: ambientale, economico e sociale. Valori, questi, che difendiamo e vogliamo promuovere”.
All’inaugurazione a portare il saluto di Veronafiere, il direttore commerciale Raul Barbieri: “Abbiamo la conferma costante del ruolo centrale che il prodotto agroalimentare italiano recita da sempre nel mondo, Sol&Agrifood ne è un esempio. Veronafiere investe costantemente per dare voce e valore ai protagonisti di questo straordinario settore produttivo”.
Al convegno è emerso che un consumatore su tre nel mondo è preoccupato dai cambiamenti climatici, dato rilevabile dalla relazione di Eugenio Puddu, Consumer Product Sector Leader di Deloitte Italia. Inoltre, l’ansietà maggiore dei consumatori si concentra su crisi economica e inflazione, poiché incidono fortemente sulla qualità del cibo. Il 26% degli italiani compra alimenti di qualità, contro il 22% che acquista prodotti low-cost. Il 37% degli italiani preferisce acquistare prodotti freschi, contro il 14% di prodotti elaborati. La salute e il benessere determinano, infatti, l’indirizzo di scelta: secondo la ricerca l’80% dei consumatori identifica la salute come variabile determinante per gli acquisti rispetto al prezzo e per il 91% degli intervistati, invece, è la sostenibilità. Ne è una conferma la disponibilità a spendere un premium price per i prodotti più sani e sicuri. Nonostante il 61% dei consumatori dichiari che il prezzo li influenzi di più della sostenibilità, il 78% degli intervistati italiani si dichiara disposto a pagare almeno il 5% in più per alimenti sostenibili, locali (79%), biologici e fair trade (76%). La scelta di prodotti sostenibili è preferita dai consumatori italiani rispetto alla media di quelli europei, dove in 7 su 10 tra sostenibilità e prezzo scelgono quest’ultimo. Una tendenza che si fa largo anche tra le imprese, dimostratesi pronte a investire nei report di sostenibilità.
L’agroalimentare italiano è già pronto a raccogliere la sfida. “Anche se l’olivicoltura italiana è dominata da piccoli appezzamenti e da olivicoltori anziani – ha dichiarato Gennaro Sicolo, presidente di ItaliaOlivicola – questo non significa che manca sensibilità sulla sostenibilità. Certo gli olivicoltori vanno aiutati lungo questo percorso, sono l’ultimo anello della catena, dove si scaricano i costi ma non i ricavi. Anche i consumatori vanno aiutati a comprendere i valori dietro alla parola sostenibilità, da un lato l’Unione Europea promuove la sostenibilità e la tracciabilità, dall’altra mette a rischio i produttori facendo fare un passo indietro all’obbligo di vendere l’olio extra vergine d’oliva imbottigliato, aprendo la vendita dello sfuso”.
“Il più grande nemico dell’agroalimentare italiano siamo noi, purtroppo. Il Parmigiano Reggiano Dop è uno dei simboli del Made in Italy, un prodotto italiano che tutto il mondo ci invidia – ha commentato Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio Parmigiano Reggiano Dop – tanto per rispondere alle recenti polemiche del Financial Times. Le Dop come il Parmigiano Reggiano non sono immobili: sono frutto di secoli di miglioramenti, oggi anche sulla sostenibilità ed è tutto chiaro e trasparente, perché scritto sui nostri disciplinari di produzione, alla base del progetto che ha reso il Parmigiano Reggiano uno strumento di sviluppo del territorio del quale è espressione.”
I prodotti che si dichiarano sostenibili in etichetta sono sempre di più, ma bisogna distinguere tra vero ambientalismo e greenwashing.
“Prendiamo a prestito la traduzione di sostenibilità in francese: durabilità. È forse un concetto più semplice da comprendere – ha affermato Roberto Berutti, membro di gabinetto del Commissario all’agricoltura Ue – produrre qualità dando futuro alle imprese e al pianeta. Un pensiero ricorrente del Commissario europeo all’agricoltura, Janusz Wojciechowski, anche foriero di qualche antipatia, è che il modello agricolo italiano sia quello migliore per produrre valore (8500 euro/ha in Italia contro 1500 euro/ha della media europea). La Commissione europea non è insensibile al tema della sostenibilità, ha emanato documenti importanti sul tema ed è al lavoro per regolamentare la materia. Sappiamo che il mondo del commercio alimentare è veloce, vuole novità in continuazione, ma la Commissione europea vuole fornire un quadro normativo-giuridico certo, che riguardi tutta la filiera fino al consumatore, ma soprattutto di lungo respiro. Guardiamo al biologico. Il primo regolamento è del 1991. È stato aggiornato diverse volte ma i valori fondanti sono rimasti immutati.”
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